Wilfred (2011 - 2014)

all’indomani di un fallito tentativo di suicidio ryan newman inizia a vedere antropomorfizzato wilfred, il cane della vicina della quale è segretamente innamorato (e a cui fa da dog-sitter) e a sentirlo parlare. per ryan, persona profondamente irrisolta, è l’avvio di una relazione tanto affettuosa quanto bizzosa, tanto risolutiva quanto catastrofica con un essere che ha tutta l’innocenza, il candore e la vivacità bambina di un animale e tutti i peggiori vizi dell’essere umano: sorta di frank gallagher teriomorfo, di grillo parlante al rovescio, vorrà davvero sanare ryan o incasinargli l’esistenza il triplo? e quest’ultimo, sta solo vivendo un sogno schizofrenico o wilfred esiste davvero?

mi stupisce che questa serie sia rimasta finora fuori board. con leggerezza (che non è mai superficialità) riesce a essere profondamente esistenzialista; con mostruoso senso del tragicomico e talvolta del demenziale e dello scatologico, a porsi come illuminante saggio sulla depressione e sulla solitudine e su come l’ossessione per la ricerca della felicità porti al peggio.

elijah wood (scommetto 100 a 0 che per morty - dell’altrettanto inspiegabilmente assente rick & morty - si sono ispirati a lui per come appare qui: è praticamente identico per movenze, fattezze, impostazione vocale e modalità espressive) e più ancora jason gann (che andrebbe promosso a patrimonio dell’umanità) sono affiatatissimi mostri di bravura e meriterebbero di essere inumati di premi un tanto a episodio. l’umorismo è agrodolce ma sempre esplosivo e quando deve sa essere anche nerissimo e molto acido e scorretto (in tutto culo ai wokers), il cinismo e il teppismo soffici ma poderosi, la sceneggiatura ha tutto il coraggio dell’illimitato e non teme di entrare in zona esoterismo e di buttarci giù con una manata (zampata) nelle puntate finali, dove si finisce col piangere come vitelli. irresistibili i cameos disseminati qua e là, da robin williams a tobin bell in un ruolo a suo modo confratello di jigsaw.

è soprattutto autoconclusiva: appena 4 stagioni da 13 episodi l’una di 22’ ciascuno (occhio al binge, gli episodi sono comunque molto condensati e dopo tre si va in saturazione) da gustarsi rigorosamente in originale.

insomma: raccomandatissima.

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Remake di una serie tv australiana, sempre con Jason Gann nei panni della bestia, per così dire. Proprio lui, per quanto mi riguarda, è il problema : ho visto a suo tempo qualche spezzone del telefilm, e non so se per colpa del costume, o della sua faccia (antipatica e sovente inquietante…), ma non riuscivo proprio a proseguire nella visione. Dovrebbe fare il serial killer o il maniaco sessuale, il buon(?) Gann…:cry::face_vomiting::skull_and_crossbones:

più che remake è un rebootquel che sviluppa e dà seguito (e definitiva conclusione) in 4 stagioni a quel che nella serie aussie sono solo buoni spunti dipanati in metà tempo. di quest’ultima, mai vista, so che ha un’impostazione molto più dark.

a parte che se l’hai visto in italiano è come non averlo visto perché gann va giudicato per lo spettro interpretativo tonale e vocale, e a parte che non è da uno spezzone che andrebbe lapidariamente giudicata una totalità, direi che hai colto l’antifrasi di tutta l’operazione: quella di coniugare gli stereotipi dell’animale giocoso puccioso e tenero con la bestialità umana più laida e deteriore. è un elemento voluto e anzi cardinale, che all’inizio spiazza e fa attrito ma una volta che entri nel meccanismo il divertimento prende il largo. e con esso, via via, anche la commozione.

Bel giro di parole, di cui in pratica non ho capito un beneamato. Riassumo più velocemente : non è questione di voce. È che proprio mi ripugna la faccia di Gann. Forse è colpa del costume, o delle sue espressioni da stupratore perennemente infoiato. Preferisco non avere risposte precise in merito… :skull_and_crossbones:

ok ma è una tua personale idiosincrasia, non è un giudizio di valore sulla serie o un criterio qualitativo della sua prestazione attoriale o delle sue doti di comico e di sceneggiatore (per le quali leggo che le sue candidature e i suoi premi li ha giustamente rastrellati). lo ripeto: le espressioni da stupratore infoiato fanno volutamente parte del pacchetto, dato che incarna un cane e i cani sono per propria natura laidi e quando vanno in calore non si regolano (e lui oltre che cane è anche uomo, per cui è doppiamente sessuato)… prova magari a partire dalla prima puntata, seguendo l’evolversi delle dinamiche narrative, magari nel giro di tre episodi ti acchiappa e scavalli l’antipatia.

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Questo intervento l’ho capito. Ok, se capiterà, gli concedero’ una chance, grazie. Cercando di superare appunto l’idiosincrasia… :thinking: