Dahmer - Monster: The Jeffrey Dahmer Story (Netflix, 2022)

ma anche un’ampia spanna inferiore al poco conosciuto/visto the secret life: jeffery dahmer (per i più ardimentosi, è su youtube) anche se quella tra serie tv che può esondare in largo in lungo di lato e in basso e un film che ha l’obbligo di condensare tutto in un massimo di 120’ la lotta è destinata a restare impari.
l’ho trovata abbastanza buona ma con riserve: detto che gli appassionati del caso che hanno letto tutto il leggibile e visto tutto il vedibile in ogni salsa e forma da che la sk-fever ha iniziato a impazzare (92-93 circa) non è nulla che rilascia chissà quali extra card di spessore, ha elementi convincenti e elementi meno.

di veramente eccellente sopra ogni cosa c’è il mastodontico richard jenkins che quanto a radiazione performativa riesce a rubare la scena anche al pur incredibile (per aderenza e magnetismo) evan peters. in più di un passaggio mi ha davvero commosso e quella di dare così risalto e profondità alla figura paterna è stata la vera carta vincente e inedita dell’operazione rispetto a quanto fin qui sintetizzato in ambito cinematografico.
messo questo sul tavolo, una bella sgrassata lungo il tragitto dell’inessenziale (tutta la sbrodolata menata sulla black power e i contraccolpi sui superstiti, su glenda cleveland e sulla psicosi a posteriori dei condomini) di almeno 4 episodi non avrebbe fatto un euro di danno. anzi comprimere tutto in una miniserie di 6 avrebbe giovato sull’impatto emotivo, umorale ed estetico.

altra dolentissima nota è la morbosità troppo levigata sin quasi a essere del tutto assente. capisco la sfida accettata di lavorare di sottrazione e premere maggiormente sul pedale psicologico (cosa per altro che non viene davvero fatta a fondo, anche quando sembra il contrario), ma i serial killer sono eminentemente malattia, sangue e merda e così commutati in qualcosa di stilizzato e consumabile anche dal dodicenne che se la vede in binge non so quanto sia esteticamente onesto. non dico che doveva essere schiacciante, malatissima e a tutta putredine come maniac o il mostro di st.pauli, però nemmeno così pavido e non lo famo ma lo dimo di fronte al male, davanti al quale si sente davvero troppo l’ampiezza del passo di lato. a giocare di saliscendi ci avrebbe solo ulteriormente guadagnato.

c’è un passaggio che introduce al mondo di gacy. quello è veramente disturbante e di una cattiveria da far spavento, anche se comunque tenuta entro il recinto degli standard netflix. ecco, avrebbero dovuto mantenere sempre quel tono. o forse hanno sbagliato tutto a non fare direttamente una serie su gacy :smiley:

il biopic su ed gein sarà difatti la prossima mossa della serie monster, che vedremo nel 2026.

sul fronte empatia, il momento più toccante è per me arrivato nella quarta puntata, quando jeff prova ad aprirsi col padre e spiegargli che tipo di fantasie ha, avendo capito di essere su una china sempre più discendente. il padre, temendo di dover ascoltare dettagli sulla sua sfera sessuale, ne soffoca il tentativo. è un momento in cui ti arriva come un uppercut che se gli fosse stato dato ascolto, molto probabilmente si sarebbe potuto fare moltissimo per aiutarlo e ora non saremmo a parlarne nello stesso modo.

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