Gran bel “found footage” di ambientazione spaziale, sulla scia di Apollo 18
Secondo una recente teoria scientifica, sotto la superficie ghiacciata di Europa - una delle grandi lune di Giove - si estenderebbe un immane oceano in cui, grazie al calore di origine vulcanica, potrebbero essersi sviluppate forme complesse di vita. La prima volta che lessi di questa teoria era sul romanzo 2010:Odissea Due, il bel sequel di 2001 scritto da Arthur Clarke e poi modestamente ridotto per il cinema da Peter Hyams.
La trama del film riguarda appunto una spedizione diretta su Europa alla ricerca di queste ipotetiche forme di vita, e che le cose non siano andate tutte per il verso giusto lo sappiamo fin dai primi minuti. Da lì, grazie alle solite immagini ritrovate, scopriamo man mano cosa sia capitato ai sei astronauti e come i filmati siano stati recuperati.
Nonostante il basso budget il film è decisamente ben fatto, anche grazie all’apporto del production designer Eugenio Caballero - Oscar per Il Labirinto del Fauno - e alla (millantata?) consulenza di tecnici Nasa e Jet Propulsion Laboratory. I set dell’astronave Europa 1 sono molto belli e credibili come la maggior parte degli effetti visivi digitali. Qualche riserva sulle interfacce grafiche della strumentazione che a volte hanno un’aria un po’ ingenua e decorativa per essere del tutto credibili.
In un paio di scene i membri dell’equipaggio sembrano comunicare col controllo missione in tempo reale nonostante la distanza lo renda impossibile, ma sono passaggi rapidi e la cosa si nota poco.
Il montaggio non cronologico, per di più inframezzato da interviste/registrazioni di membri dell’equipaggio e responsabili della missione registrate prima, durante e dopo la missione stessa, può creare un po’ di confusione se non si fa attenzione ai vari cartelli “Mission Time”.
Al di là di questo il film crea la sua brava dose di suspense e momenti drammatici.
Come capita anche in altre pellicole di questo tipo, Europa Report forza i canoni del filone mockumentary/found footage sia moltiplicando le camere, che sono davero tante e sempre piazzate nel modo giusto, sia con un uso più tradizionale della colonna sonora, peraltro efficace. Personalmente la cosa non mi dà fastidio perché poi il film arriva dove deve arrivare, e inoltre il profluvio di riprese appare più credibile in un film ambientato ai giorni nostri (o fra qualche anno) rispetto agli anni '70 di Apollo 18.
Un’altra novità è che di solito in questo genere di film c’è un gruppo di persone ignare e costrette in un luogo dove si manifestano fenomeni imprevisti, mentre qui sono proprio i personaggi a volersi recare in un luogo dove sperano ci sia qualcosa di insolito, e questo fatto ha una grossa importanza per lo svolgimento della trama e per il suo epilogo.
Riferimento obbligato per tutto il film è naturalmente 2001:Odissea nello Spazio, e a dire il vero una scena in particolare è presa di peso proprio dal suo sequel 2010.
Nel cast spicca Sharlto Copley, protagonista di District 9 e a breve cattivone in Elysium, che qui è al centro della scena più intensa e drammatica di tutto il film.
Distribuito in video on demand e da qualche mese in sala negli USA, per l’home video le uscite sono a ottobre. Chissà se qui in Italia gli si darà qualche chance.
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