chi ha detto che l’odore del napalm è amabile solo al mattino? per robert ginty, reduce del vietnam con annessa sindrome da stress post traumatico, anche al pomeriggio (e la notte non ne parliamo), è la morte sua. glickenhaus manda a nozze cimino e i vigilantes notturni: parte namsploiter splatter andante e prosegue ballando scatenato la salsa revenge, sovrascrivendo i vietcong alla metropoliteppa newyorchese, abrustolita da saldatori fiamme ossidriche e lanciafiamme e ridotta a kitekat dai tritacarne. di questo ginty-pleasure, 4 anni dopo buntzman (qui mecenate) azzarderà un seguito bruttino e trashacchioso.
senza prezzo il flano torinese con una frase di lancio che più spaccona non si potrebbe e tra le più deliriofantasy di sempre, che proclamava assurdamente che il film era usato come prova di abilitazione dal corpo di polizia newyorchese!!
due blooper notevoli del film:
il tritacarne de quo non sputa fuori gli abiti dei criminali che ci finiscono
dentro
il ritrovamento di the anarchist cookbook in casa del protagonista è una forzatura ai limiti del risibile, considerato che questi è un reduce del vietnam e non ha verosimilmente alcun bisogno di manuali fai da te per novizi per costruire armi e ordigni rudimentali
curiosissimo un personaggio che impaperandosi parla del protagonista definendolo executor (come il titolo del film successivo di glickenhaus, che però in originale si chiamava the soldier…)
finalmente qualcuno che scopre questo straordinario film,visto in edizione dvd uncut,con le scene stracult del tritacarne e della conigliera…per me riuscitissima la scelta di far fare il protagonista a quel facccione anonimo di ginty,in quanto riesce nell intento immedesimazione dell’uomo qualsiasi,assoultamente non banale anche il finale
visto la prima volta su vhs wb nell’88, rivisto un annetto fa, un forca-movie con un po’ di originalità dalla propria. non esaltante ma nemmeno peggio di quelli che satureranno il filone da lì a breve. per certo efferato il giusto.
il secondo capitolo robetta da vedere in mancanza d’altro (e l’altro di questi tempi non manca mai) e con mindset da completista, magari giusto per farsi un’idea di quanto riusciva a essere truzzissimo e tamarro il b-cinema action dei mid-eighties. executor come sopra, viene anche incredibilmente divinato dai dialoghi (non so se la cosa sia stata conservata in quei termini nel doppiaggio nostrano, ma per certo è curiosissima): tutt’altra faccenda, è uno spymovie ma qua e là tradisce il gusto del regista per il trucido e la spiccia violenza gratuita da fumetto. sarà anche l’ultima cosa decente e di un certo polso che farà il regista prima di un tracollo esponenziale.