Gomorra [La serie TV]

ripesco il thread dal sacco avendo recuperato la serie solo in queste ultime 2 settimane dopo che per anni mi sono visto costretto a rimanere al palo con tutte le serie.

sul finale della prima stagione, oltre a tutto ciò che è già stato lamentato, le mie maggiori perplessità riguardano l’importanza rivestita, lungo le altre 11 puntate, dal dover abbattere il proprio nemico con un solo colpo alla testa più un altro di grazia/sicurezza a distanza ravvicinata. è una cosa che viene ribambata quasi a ogni puntata. ciro viene presentato come un sicario con le contropolpette ed il primo a predicare questa regola. riesce a stendere gennaro quasi mortalmente da una distanza astronomica, gli si avvicina e non si assicura di assestare il secondo colpo né di verificare l’effettiva morte di gennaro. capisco che si debba andare verso una seconda stagione, ma almeno coglionami meglio, mettici più cura. ma se su questo riesco a passarci sopra (la fretta, la concitazione, l’adrenalina etc), ho trovato più incredibili alcune falle di scrittura (a 8 mani, ricordiamolo) come il subplot dell’infame portuale, trascurato e lasciato in sospeso senza essere mai davvero chiarito, e dire che si tratta di uno snodo importante, per il quale

don pietro ammazza erroneamente un suo affiliato, finendo in galera. non ci viene chiarito chi è stato. ciro? verrebbe da pensare a lui, ma è narrato con scarsa chiarezza.

mi aspettavo di vederlo ripreso e sviluppato nella seconda stagione. nada. vabbuò.

e lasciando anche decidere alla fantasia come genny da bambascione goffo e impacciato diventi di colpo in capo a una breve sosta in honduras una belva a cavallo tra rambo e scarface, il buco a un tiro dal salto dello squalo che ho trovato davvero imperdonabile riguarda l’intercettazione del cd di donna imma destinato all’avvocato per incastrare ciro; come diamine ha fatto quest’ultimo a intercettarlo in tempo reale??

in ogni caso, fatte queste pulci, ovviamente un k2 di panna montata, estasi. cose inarrivabili che l’america può invidiarci tra mille travasi biliosi.

la seconda, recuperata e completata solo oggi (nel 2016 vidi scarsamente convinto le prime sei puntate, ripercorsa con più immersività oggi l’ho adorata e quasi preferita alla prima). tutti i personaggi sono un precipitato di devastante cupio dissolvi mai riscontrato neanche nella più nichilista serie americana o aussie (si servono le brioches anche a serie come oz o the shield); la città è un campo minato dove si può solo giocare a frogger. pur essendo i personaggi ben inquadrati e meno imprevedibili che in precedenza (a parte lelluccio, che da incazzatissimo sull’orlo dell’omicidio, diventa una mammoletta nella puntata successiva) la stagione è più esageratamente bella feroce spietata cupa e annichilente della prima.

non sono affatto d’accordo che palvetti renda un pessimo servizio attoriale al personaggio di salvatore conte o che sia un cane d’attore come qualcuno, credo brass, ha scritto un centinaio di post addietro; trovo anzi che restituisca assai bene tutto lo squallore dell’ignorante e arrogante gagà viziosetto e supersubdolo che si è arricchito da far schifo danzando sulle tombe altrui (peraltro se un appunto si può muovere sul suo personaggio è quanto gli viene teologicamente messo in bocca quando si appresta a uccidere ciro: non è affatto vero che da un punto di vista iconografico il serpente non appare mai assieme a gesù e ai piedi della madonna, anzi è spesso rappresentato e stilizzato mentre avvolge la croce)

cerlino è quintessenziale cazzimma allo stato dell’arte interpretativa. la incarna e la secerne come nessun altro attore partenopeo ha mai fatto. manda a rubare polli anche il miglior servillo. ed è uno dei pochissimi attori che abbiamo capaci di sprigionare carisma un quantico tanto a inquadratura e di agghiacciare o mettere in soggezione anche da sfocato, in campo lungo, silente, immobile o ripreso da dietro. che venga così illustrato o quando sbrocca male, crivella lo schermo e fa davvero tremare l’anima. e quando dice con rassegnata amarezza a una patrizia che gli comunica che ciro non ha paura ma è solo stanco di seminare morti, "sono stanco anch’io, ma non mi posso più fermare" è non solo commovente sul fronte attoriale, ma restituisce in una sola battuta tutta la congenita e ineluttabile rovina che abbracciare quella deriva e quell’ambiente comporta. è davvero la battuta-chiave di tutta la stagione, fors’anche di tutta la serie. e fuoriuscito lui, il timore che questa non possa essere più la stessa a patto di trovare un attore capace di tenergli testa è davvero grande.

non solo per questo, con la terza mi pare si addivenga già dalla prima puntata alle dolenti note (e non solo quelle, a un passo dai migliori port-royal, dei mokadelic, qua addirittura remixate), ci si accontenti cioè di adagiarsi sull’automatismo, sulla meccanicità e sull’educata maniera, seguendo l’inerzia di un gioco stanco.
i dialoghi, fatti di lapidarie e retoriche sentenze sono a un passo dal più imbarazzante fumettismo. e avrei diversamente sviluppato la fine di malammore, rinviandola di 6-7 puntate, in considerazione del fatto che ciro non lo sapeva esecutore diretto della figlia. invece la sua uscita di scena viene bruciata e sprecata in vista di chissà quali nuovi sviluppi narrativi (per certo tra i vecchi rimane sospeso e potenzialmente esplosivo quello del venduto don giuseppe), che comunque immagino essere un’ennesima selva di cazzi su cazzi pronti a precipitare dentro i culi di tutti.

mentre mi accingo a continuare la terza con una pietra al collo e più per affetto verso i personaggi che per effettivo rapimento, una domanda. l’immortale come si colloca narrativamente? andrebbe integrato prima dopo o durante la quarta stagione?

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