Odoravo già la sòla prima di iniziare la visione, ma mi sono detto almeno c’è
Eiza Gonzaléz e invece no
e da bravo masochista mi sono visto quindi questa chiavica che mischia robe già viste mille volte (vedere i ringraziamenti), tipo L’Alieno , Solaris e per mettere na toppa alla noia del racconto non vuoi mica infilarci qualche weirdata d’effettistica debitrice dell’universo Lovecraft/Carpenter - che negli ultimi vent’anni almeno ci siamo pure sorbiti in tutte le salse cinematografiche e paratelevisive quindi io ormai ho fatto il pieno..
insomma, per me in definitiva 95 minuti che si possono tranquillamente dedicare ad altro.
beh, Kuso era (letteralmente) una cagata pazzesca ma era appunto una dichiarazione d’intenti sin dal titolo
qua diciamo che, a prescindere dalle intenzioni, è venuto fuori un maleodorante bis con l’aggravante della inutilità completa
ma, come sospettavo ancora prima di iniziare la visione, era per me quasi sicuro che uno come Lotus alla prova del nove del racconto più convenzionale/lineare ne usciva con le ossa rotte
messa in questi drastici termini si profila, fatta la tara sulle coordinate narrative indicate (anche basta con solaris come tetta da ciucciare!!), qualche speranza che questa seconda prova possa piacermi almeno a metà, considerato che su kuso la penso in maniera diametralmente opposta (dal letame nascono i fior) e che la sua prova intermedia su v/h/s/99, pur sbilanciata su una narrazione più strutturata, mi era tutt’altro che spiaciuta.
io invece non mi son strappato le mutande e i bicipiti a morsi preda di un raptus estatico, ma sommando e sottraendo tutto (è sci-fi come la concepirebbero il konstanski di void, o panos cosmatos che limona duro con noè) nemmeno mi pare quello sfracello assoluto per cui slogarsi le mandibole in sacramenti o restare disidratati per averci sputato troppo sopra. diciamo che il fastidio che emerge è tutto narrativo, perché è evidente e sensibile lo stridore tra linearità di una sceneggiatura che prova amettercela tutta per andare da A a Z e un flying lotus cui il cinema convenzionale sta stretto o forse troppo largo, e che vanifica ogni sforzo a tutto sabotaggio rappresentativo, cambiando ogni 15’ alfabeto e fisionomia del sentiero. il che non significa dolori a 360°: visivamente è una festa (specie se si sono apprezzati i nomi prima citati: io sono ovviamente della partita) che diventa indiavolata man mano che avanza (gli ultimi 20’ son ferocissimi) e quando si calca il pedale dell’ultrasplatter lo si fa per metter sotto quello mediamente inoffensivo consentito dagli standard di genere, che raramente si permettono livelli di tale graficità spinta.
siamo lontani galassie (…ih!) dal delirio a tutta gallara di kuso (che sono poi quelle cose che possono riuscirti una sola volta nella vita, a meno di essere invasato di genio o malato di mente), ma siamo anche lontani quanto basta dal pattume che non si caccia giù neanche pagati o dalla paccottiglia anodina che non fa estate né inverno, e megli ultimi 20-30 anni in ambito sci-fi derivativo (e non) s’è dovuto sopportare di ben peggio e se guardiamo alla sci-fi più recente peggio mi sento (personalmente temo molto di più operazioni come mickey 17, che non se la vedono florida quanto a cattiveria e fantasia). per quel che mi riguarda, era se non altro l’ora passata che la sci-fi orrorifica tornasse a pasticciare scalmanata col puro genere sporcandosi le mani fino ai gomiti di sangue e viscere anziché fottersi per l’ennesima in rimasticatissime ciance subparaneodistopiche che han fatto prolassare lo scroto da quel mò.
dovendo bacchettare forte sulle nocche, mi ha fatto venire la psoriasi il comparto attori (poco più che pedine da massacro, quindi che farli recitare a fare?) e certo retro-engineering post-produttivo da spot youtube che interrompe i video. non proprio peli nell’uovo.