down terrace e kill list mi fecero venire la psoriasi, specie il secondo che mi parve una potenziale ottima occasione buttata ai rovi, vittima di una sceneggiatura ottenuta unendo i buchi di script che sul finale svicola paracula facendo convergere le suggestioni di wicker man e i twist di srpski film.
high rise paga lo scotto di aver abbracciato il peggior difetto del romanzo anziché il romanzo in sé, che poi è quello di tutto il ballard dei romanzi (è un autore invece fenomenale nei racconti): la tautologia esasperata. a parte un paio di intuizioni visive (roba di un paio di minuti su due ore) mi gonfiò la sacca scrotale con l’aria compressa.
ma davanti all’alimentare salto dello squalo appena spadellato già mi paiono opere gigantesche. che poi diciamocelo, l’estate è talmente gremita di shark-movies alimentari scritti con le emorroidi e realizzati anche peggio che ho i miei dubbi che un’incursione squalifera possa batter sostanziosa cassa.
mai visti invece rebecca (dopo la matrice, dove vuoi andare?) e happy birthday colin burstead che intendo recuperare anche solo perché dopo utopia sto frocio andante per qualsiasi contenitore filmico inglobi neil maskell.