Una cena a casa tra Piero e Lara è lo spunto per visualizzare i pensieri dei due ragazzi e le loro dinamiche in una situazione di approccio sentimentale.
La pecora nera King Ghidorah sfida il disprezzo più o meno generalizzato del forum verso Paolo Genovese ed oggi pomeriggio se ne va bel bello al cinema a vedere il suo ultimo film.
La premessa era chiara: qui si è cercato il blockbuster mettendo da parte qualsiasi velleità autoriale alla The Place o a Il Primo Giorno della Mia Vita. Lo cerca apparentemente in maniera furbetta, riunendo un cast d’eccezione ed usando lo spunto dei due Inside Out disneopixariani che tanta gente aveva portato al cinema. Ma è davvero così?
E’ chiaro che questi siano elementi vincenti ma se non fossero stati gestiti in modo eccellente non avrebbero giustificato gli imponenti incassi che sta facendo. “Sì, ma gli incassi non dicono niente della qualità del film!” Ecco, questa contestazione spesso è mossa da chi si è sganasciato con i Pierini di Girolami che hanno reso miliardario Alvaro Vitali (nota polemica di KG). Io invece credo che, vista l’esiguità dei frequentatori delle sale e quindi una certa avvenuta scrematura, se oggi un film guadagna vuol dire che ha una sua solidità.
Io non posso non confermare che questo Follemente è un prodotto riuscito. E’ una commedia romantica che fa dannatamente bene il suo lavoro: fa ridere. Era da parecchio che non mi facevo delle sane risate di cuore ed intorno a me in sala l’ilarità era condivisa. C’è una scelta dei tempi quasi perfetta che dà forza alle battute pronunciate dalle due squadre di pensieri. I protagonisti, ben diretti, sono tutti al top della forma anche se sui dieci schierati in campo io sono sempre stregato da Emanuela Fanelli (qui fa il lato passionale di lei), con quella sua irresistibile aria furbetta. Sono molte le scene divertenti ma io ed il cinema siamo esplosi in grasse risate nella scena post orgasmo.
Dicevo che lo spunto è quello di Inside Out ma il soggetto, sempre di Genovese, è più intimo ed alla fine del film, facendo mente locale, ti rendi conto che hai assistito nient’altro che ad una garbata storia d’amore.
Se non siete haters di Genovese a prescindere, ve lo consiglio.
mi aggiungo ai beceri spettatori di questo film, ma con la parziale attenuante di esserci andato per accontentare la signora
Il film fondamentalmente mi è piaciuto, e lo dico da non-sopportatore delle commedie mainstream italiane
Probabilmente ha influito positivamente la fascinazione per la Fogliati in cui mi associo a @gu61, che è riuscita nella difficile impresa di bilanciare l’intolleranza che ho per Leo, soprattutto quando non deve fare ridere.
Altro film “teatrale”, come Perfetti Sconosciuti (a cui va inevitabilmente il paragone), che vive di scrittura e recitazione.
E secondo me rispetto al film del 2016, che già non è perfetto, siamo un gradino sotto. Soprattutto nella prima parte non mi hanno convinto i tempi e diverse parti del testo, poi decolla.
Non mi è piaciuta neanche la commistione tra la recitazione classica degli attori più rodati e il romanesco della Fanelli o il genovese del sentimentale maschio, che attori non sono. A me infastidiva, ma sono menate da attorucolo dilettante.
Altra cosa che a me personalmente da parecchio fastidio, è l’uso continuo di musiche a sottolineare i vari momenti.
Però anche io più volte mi sono trovato a ridere spontaneamente, e la visione non mi è pesata. Alcuni momenti di scrittura sono intelligenti, e pure non mi è dispiaciuto il tanto criticato incontro delle menti finale
Insomma, consigliato, ma solo se dovete accontentare la vostra signora
Bravo King, difendi Genovese, tanto i pecoroni che gli belano contro sono gli stessi che si beavano dei peggiori Vitali, come dici tu. Ho visto il film ieri sera, gran commedia, il regista gestisce bene questo tipo di film in una location. Cast di lusso, e tutti bravissimi; si ride senza le pecoracciate dei cinepanettoni. Ispirato ad Inside Out? Certo, ma loro non c’hanno copiato con Big? Eppoi il film è coprodotto da Disney, quindi rimane in famiglia. Genovese colpisce ancora, dopo Incantesimo Napoletano, i due Immaturi, il più bel film natalizio italiano (La Banda dei babbi Natale), quel gioiello di Perfetti Sconosciuti…il cinema italiano è morto? No, per fortuna c’è Paolo Genovese.
Sì scherza naturalmente, eh. Genovese si posiziona un po’ in mezzo, nel mainstream, ma non è che ci scortichiamo i palmi delle mani: che il cinema italiano venga salvato dai suoi film, penso sia una frase un po’ azzardata. Mi ricordo i ragazzi che osannavano “Perfetti sconosciuti” nei giorni dell’uscita… invece è solo un film che rispecchia(va) la contemporaneità, fatto con tutta la roba che la gente (dai 20 ai 50 anni, soprattutto) vuole trovare al cinema nell’epoca che ci è toccata in sorte (una di queste cose, guarda caso, è naturalmente il cellulare… oggetto dal quale, guarda caso, la gente non riesce a staccarsi nemmeno per i novanta minuti richiesti per la visione di un film di medio minutaggio: e giustamente io rifuggo dalla realtà per entrare in un cinema, e mi ritrovo nuovamente di fronte a elementi che mi riportano a quella stessa realtà da cui cerco di evadere). Insomma, quel film non è un cattivo film, ma è il riflesso di un Narciso che si accorge del problema, ma che pure, molto all’italiana, cerca di non pensarci - e per di più lo fa in maniera totalmente retorica, ammiccando continuamente. Lo specchio dei tempi, come si suole dire.
C’è gente che per difendere la causa tirava fuori la storia dei diritti venduti in tutto il mondo. Elemento totalmente irrelato e che è, semmai, indice di altro - voi me lo insegnate.
Ho apprezzato più “Il primo giorno della mia vita”, il quale, purtroppo per lui, è passato quasi inosservato - eppure lì ha tentato qualche azzardo, il tema non era banale e anche lo svolgimento non era scontato. Ma è possibile che lì si sia preso un po’ troppo sul serio, e quindi il pubblico l’ha digerito con grande difficoltà.
Ma d’altro canto, non si sbagliava Salinger quando nel suo capolavoro (vero, questa volta) scrisse: “La gente applaude sempre per le cose sbagliate”.
“L’intenzione di confezionare un film di immediato consumo destinato al pubblico di maggior contentura, appare chiaro fin dall’avvio, poiché quelle notazioni di costume, quei pretesti narrativi che avrebbero potuto essere trattati con maggior diligenza e profitto, scompaiono subito nel numero più cospicuo delle trovate dozzinali e farsesche. Un merito va riconosciuto alla recitazione, soprattutto del protagonista”. (‘Segnalazioni cinematografiche’, vol. 59, 1966)
Lungi da me indicare Genovese come il miglior regista italiano ma io credo che tocca uscire dall’equivoco. Se qualcuno si sente un “cinephile” nel senso più puro del termine, chiaramente non potrà che guardare altrove (poi mi piacerebbe anche capire dove). Se però si è entrati in GdR perché ammaliati da uno dei primi posti nel quale viene data dignità ai film di genere italiani, allora la critica a Genovese mi sembra controintuitiva. Bene ha fatto Almayer a pubblicare la recensione dell’epoca del film di Risi perché dà il polso della situazione. Fra quarant’anni forse Genovese sarà visto come Risi oggi, chissà…
Legittimo pensarla in questo senso, ma ciò non toglie che potrebbe essere avvertito come un difetto.
La si può rivoltare come si vuole, è nelle regole del gioco, lo sappiamo. Un po’ come accadeva in “Sogni d’oro” di Moretti, in cui nella scena del bar il barista e un ragazzo parlano dello stesso film di Don Siegel, ma dalla prospettiva opposta: il primo dice: “è un film pieno di banalità, luoghi comuni…”, e l’altro dice “è un bel film, tutto giocato sui luoghi comuni, una vera chicca…”.
Quel che è certo è che risulta stucchevole ritrovarsi di fronte ai borghesi compiaciuti del loro vittimismo, ma che pure, allo stesso tempo, pretendono di apparire bellissimi; come stucchevoli risultano certi dialoghi veramente paraculi, se non improponibili, come per esempio: “Non voglio che noi due finiamo come Barbie e Ken…”. Dialoghi di plastica, proprio come Barbie e Ken.
@King_Ghidorah
Ma i film di Genovese sono trasversali, se così non fosse non avrebbe avuto i riscontri di pubblico che ha ricevuto con “Perfetti sconosciuti” e “Follemente”. Incassi notevoli, ma la cui sostanza viene dimenticata il giorno dopo dal grande pubblico che ha contribuito a quel successo. E poi: solo perché siamo qui non vuol dire che ci dobbiamo pappare tutto come fosse la nuova prelibatezza del secolo. Personalmente cercavo di fare notare come Genovese risulti adatto a stare nel mezzo, non mi sembra abbia diretto dei capolavori. E la storia del parallelismo con i Laurenti, con i Cicero, ecc. non regge, perché quel cinema non aveva la pretesa di raccontare nulla, spiegava anarchicamente le ali verso il puro divertimento e basta. Genovese, invece, mi sembra che qualche pretesa ce l’abbia. Spero anch’io diventi il nuovo Dino Risi (anche perché ce n’è un gran bisogno), ma un “Sorpasso” non l’ha ancora girato. Allo stato attuale non può nemmeno competere con un altro Risi, e cioè Marco.
@Nik_Carati sorry ma non ti seguo ed è il bello delle prospettive diverse. Genovese, di cui sembra che sia diventato un ultras, non è pretenzioso in tutto quello che fa. Immaturi non è Perfetti Sconosciuti. Follemente non è The Place. È abile nell’attrarre lo spettatore con registri diversi. Evidentemente sono registri che stridono con chi vuole sempre trovarsi di fronte al capolavoro. Io sicuramente non rientro in questa schiera.
Non ti considero un suo fan, né discuto i gusti di nessuno, non mi permetterei mai. Tentavo solo di spiegare che l’essere cinephile non ha molto a che fare col caso, né tantomeno c’entra l’essere snob: dal mio umilissimo punto di vista ho cercato solo di rilevare quali potrebbero essere i difetti dei suoi film - difetti che, a quanto pare, alla luce degli incassi, vengono perdonati; cosa che non avviene per altri registi o per altri film, ai quali non viene perdonato nulla anche a causa del cambiamento del metro e dei suoi parametri. Da parte mia c’è solo la volontà di capire le ragioni di questi meccanismi. Se Diogene, durante il giorno, andava in giro con una lanterna accesa a cercare l’uomo, noi, più modestamente, attraversiamo le sale buie per scovare “il regista”. E non mi sembra che i film di Genovese siano proprio così indispensabili da fare pensare che “il regista” che cerchiamo sia lui.
Potresti declinare un po’ più dettagliatamente questi registi/film che hai in mente? Solo per capire con chi stai facendo il confronto.
Qui emerge prepotente la differenza di attitudine che ci separa. Tu ha citato Diogene con la sua lanterna. Io invece sono un fan della frase di cui non ricordo l’autore: se uno ha tempo di analizzare un film durante la visione, il film non funziona. Chiaramente non vuol dire che amo solo film “decerebrati” ma in certi generi apprezzo la presa del film sullo spettatore e non i suoi dettagli, che siano sbagliati o meno. L’analisi semmai me la riservo in visioni successive.
Mi rendo conto che però questo è un ragionamento da “amante del cinema” e non da “cinefilo”, termini apparentemente identici ma che invece hanno una differenza sfumata (non necessariamente comparativa).
io vedo un sacco di film e serie italiane, non sara’ da oscar ma la storia e il cast e’ di tutto rispetto poi lei dai e’ tutto bella simpatica ironica.
Ecco uno di quei film che a scatola chiusa non vedrei MAI di mia sponte, un po’ l’incipit di @King_Ghidorah un po’ quello di @almayer e poi salta fuori mia moglie: “Ieri sera ho visto un film che ti sarebbe piaciuto”… a casa nostra c’è la regola non scritta che gli horror me li guardo da solo e le commedie romantiche se le guarda da sola, ma qui c’è stata una frattura del sistema e stamattina ho dovuto compensare.
Mi sono visto il film totalmente spoiler free, non sapevo della piega “inside out” che avrebbe preso, ma è stato bello così, il film si rivela poco a poco senza spiegarsi mai direttamente, si ride, ci si emoziona e inevitabilmente ci si immedesima nei suoi protagonisti.
Il cast è decisamente il meglio che questo periodo storico-cinematografico possa offrirci.
Promosso a pieni voti.