Go Home - A Casa Loro (Luna Gualano, 2018)

Una manifestazione fascista di fronte ad un centro accoglienza immigrati di Roma si trasforma improvvisamente in un’orda zombi. Uno dei manifestanti, Enrico, per salvarsi non può che rifugiarsi nella struttura che voleva far chiudere insieme alle persone che voleva cacciare.

Prosegue il mio approfondimento sulla regista del Tiburtino. Questo film è veramente indipendente essendo stato finanziato con crowdfunding ma non per questo è meno curato nella forma. Per esempio ritengo degno di nota il trucco degli zombi.

Scritto dal compagno della Gualano, Emiliano Rubbi, è un film politico/sociale che usa come spunto l’horror per rappresentare le proprie metafore. Il prodotto è volontariamente schierato senza equivoci: girato in due centri sociali (di cui uno, vicino casa di mio padre, era il posto dove agli inizi delle pay tv andavo a vedere le partite della Roma ad offerta libera), con la colonna sonora di gente come Il Muro del Canto e Piotta e l’artwork di ZeroCalcare.

A mio avviso il film è riuscito solo parzialmente. Lo spunto non è stato sviscerato fino in fondo sul lato sociale e dal punto di vista dell’horror non abbiamo alcun vero brivido. Si distingue il finale piuttosto spiazzante ma non basta visti i numerosi momenti di stanca del film. Questo non vuol dire che non meriti una visione. Non fatevi ingannare dal voto basso su Imdb che mi sembra più che altro dovuto a motivi ideologici.

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Si tratta del classico film a lento rilascio perchè ancora oggi ci sto pensando e facendo le mie considerazioni. Intanto ho scoperto che gli immigrati del centro di accoglienza sono veramente tali e non attori professionisti. Vedendo il film era impensabile immaginarlo (o almeno per la generalità di loro) visto che sono favolosamente intensi.

Vi propongo questa che è la pagina della “scollettata” per la realizzazione del film che ho trovato piuttosto interessante, soprattutto nel video promozionale. Vi suggerisco di dargli uno sguardo se non altro per Luna Gualano che è sicuramente, oltre ad essere brava, è anche un bel vedere.

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Ancora una volta il King ci ha visto giusto.

Pur avendo amato in gioventù il genere zombie movies ormai da anni non lo frequentavo più, perché davvero ormai non ha più nulla da dire. Gli archetipi sono stati rivisitati sotto tutte le salse, in chiave ironica o drammatica, rimodernati in base alle nuove tecnologie e riscritti secondo i ritmi di fruizione odierni… Ma ormai, anche quando mi è capitato di vederne qualcuno davvero bello (penso ad esempio a Train to Busan) la visione non mi dava più gusto, c’era in sottofondo una sensazione di stanca, come dire… ne avevo abbastanza di minestra riscaldata!

Ed invece questo Go Home riesce a dare nuova linfa al genere, spostando il focus sulla chiave politica del messaggio, sottraendo importanza a sbrindellamenti antropofagi vari e riportando al centro il meccanismo che La notte dei morti viventi aveva messo in atto: la metafora. Ecco che in questo film l’invasione zombie cessa di essere una folgorante baracconata fine a sé stessa e ritorna a costituire un pretesto per raccontare una problematica sociale che genera spaccatura e odio “di classe” (se ancora questo termine può essere utilizzato). Insomma, lo zombie movie torna alle sue origini e ritrova una valenza politica (in questo caso addirittura militante).

Ed è per tale motivo che il film ti lavora dentro e occupa spazio nei tuoi pensieri anche nelle ore successive alla visione, perché il focus non sono le poche (seppur ben fatte) sequenze coi mostri ma le dinamiche interne al centro di accoglienza ed il confronto tra questa comunità eterogenea ma a suo modo solidale e chi invece ha per valori l’individualismo e la sopraffazione.

L’inaspettato svelamento finale del vuoto valoriale di Enrico (non dico oltre per non spoilerare, chi vedrà capirà) mi ha ricordato da vicino l’amoralità del personaggio del sindaco interpretato da Fernando Sancho in La cavalcata dei resuscitati ciechi.
In entrambe i casi figure prive di scrupoli, capaci di compiere il gesto più infame pur di salvare la propria vita.

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