Il cameraman e l'assassino - C'est arrivé près de chez vous (Rémy Belvaux, André Bonzel, Benoît Poelvoorde, 1992)

Sacrilega l’assenza di un topic dedicato a questo caposaldo del cinema , che riesce ad essere allo stesso tempo un film di genere altamente entertaining ed una pellicola dall’approccio autoriale.

Opera girata con pochi mezzi ma con tanta inventiva da un trio di giovani esordienti, trasmette subito l’impressione di trovarsi di fronte ad una sorta di cinema verité grazie al suo bianco e nero “sporco” e all’uso della camera a mano.

Una troupe di giovani cineasti segue le gesta di un killer, che uccide primariamente per motivi economici, ma non disdegna talvolta di farlo per piacere o passatempo.
Un bravissimo Poelvoorde nei panni dell’assassino si lancia a briglia sciolta nella costruzione di un personaggio che riesce a delineare in modo eccezionale, creando un uomo cinico e privo di etica ma simpatico, sbruffone e spavaldo ma sincero e dotato di altruismo, irrisolto ed incapace di fare una seria autocritica ma molto acuto nel capire le persone e prevedere le loro reazioni. Una persona carismatica capace di manipolare gli altri inducendoli ad essere suoi complici e suoi spalleggiatori, abilissimo nel suo lavoro ma anche impacciato in altri ambiti della sua vita, debolezze che però riesce sempre a far passare in secondo piano agli occhi degli altri creando in continuazione situazioni forti e di impatto nelle quali è il prim’attore, catalizzando così in modo fascinoso l’attenzione altrui.

La piccola troupe che lo segue viene attirata dentro al mondo del protagonista in modo sempre più magnetico, arrivando ad agire in prima persona per supportarlo in alcune sue gesta criminali, finendo addirittura per perdere ogni inibizione e remora etica e morale, lanciandosi in atti efferati e riprovevoli per puro divertimento.

Il film abbonda di situazioni grottesche e macabre, facendo prova talvolta di un sottile humor nero estremamente ben bilanciato.

Insomma, per quel che mi riguarda un gioiellino, non per niente ha avuto un grande risalto internazionale nonostante il basso budget a disposizione.

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Un film in sé non eccezionale, ma indimenticabile. Ignobile, inaccettabile la stroncatura del Mereghetti sul dizionario. E ancora più ignobile, che a tutt’oggi non sia uscito nemmeno in dvd, sul mercato italiano. Peccato davvero, in quanto Poelvoorde è doppiato molto bene da Loris Loddi. Io, ho una copia del disco Criterion, ottimo sotto ogni punto di vista. Insieme a “Henry”, il punto fermo e definitivo, cinematograficamente, sull’argomento serial killer. Girato con un budget ridicolo, oltretutto (l’equivalente, nel 1992, di 20mila dollari, per capirci). Alcuni anni fa, evidentemente ignaro dell’esistenza di tali film, il signor Von Trier ha pensato bene di “sconvolgere & scioccare” critici e pubblico, col suo “La casa di Jack”. Vuol dire, che qualche problema già ce l’aveva, ancora prima di consultare i medici. Parkinson o Alzheimer che fosse… :smiling_imp::smiling_imp::smiling_imp::smiling_imp:

Cosa intendi esattamente? Non avendo visto il film di Von Trier non mi è chiaro il senso della parte conclusiva del tuo intervento.

Intendevo che, nel 2018,il buon Lars voleva forse dire qualcosa di nuovo, appunto sull’argomento in questione. Sperava forse di turbarci, sconvolgerci. Peccato che, McNaughton nel 1985 e i 3 belgi nel 1992,spendendo oltretutto molti meno soldi, avessero già detto tutto. Ma forse, e sottolineo forse, il regista danese ignorava l’esistenza di tali film. È, anzi era, talmente “preso da sé” che non perdeva tempo a guardare film di altri registi… :grin::grin::grin::grin:

Non capisco cosa c’entra col problema del Parkinson.
Come se tu stessi mischiando nel tuo discorso un difetto artistico ed uno fisico/sanitario come se potessero avere una causa comune, e invece per quanto possa sforzarmi non riesco ad individuare una potenziale origine comune per le due cose.
Se avesse l’alzhaimer sarebbe diverso, capirei la connessione tra “dimenticare ciò che è stato fatto prima” e la malattia, ma così proprio mi risulta oscuro.
Cioè, mi chiedevo se il film che citavi avesse una camera a mano estremamente mossa o roba simile :grimacing:

Quella sulla salute era una, consapevole e voluta, boutade. Che lui sia un presuntuosone, è fin troppo ovvio. L’eventuale macchina tremolante, poi, sarebbe l’ultimo dei problemi. La cosa fondamentale è : “La casa di Jack” è un film inutile, nella filmografia del suo autore e nell’ambito dei “serial killer movie”. Von Trier ha preso un bel cast, ha speso svariati milioni di dollari, per non dire una beneamata fava di nuovo. Del resto, anche prima della sua malattia il danese dimostrava di aver perso l’ispirazione. Quando un regista punta allo shock fine a sé stesso, che sia nel mostrare sesso (“Nymphomaniac”), violenza (“La casa…”) o entrambi (“Antichrist”), allora è alla frutta. E dire che, a suo tempo, Von Trier l’ho amato parecchio…
P.S. Siamo OT… :roll_eyes:

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Tornando al film belga: mi è un po’ difficile, rivederlo. Non per la violenza, sia chiaro. Ma in quanto Poelvoorde, almeno qui, sembra un sosia di Enzo Salvi. Mi fa ghignare, solo a vederlo… :wink::wink::wink:

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L’ho visto in un dvd belga così videoarcheologico che all’interno della custodia è contenuto un opuscolo pieghevole che spiega il funzionamento dei menù animati!!! :scream: :rofl: