La grande rabbia (Claudio Fragasso, 2016)

https://www.imdb.com/it/title/tt4351624/

signori, qua in fatto di scultorama e trash involontario si fa esplodere ogni termometro e barometro affossando anche bestiole ineffabili come terra bruciata. fragasso opta per il frisco speedball non facendosene mancare una che sia una: riavvia il sistema operativo di teste rasate (ma senza nulla di ciò che col tempo l’ha nel bene e nel male reso stracultissimo) nella mainboard della post-globalizzazione con un occhio strabico alle banlieu de l’odio e ma 6-t va crack er (torsapienza o parigi, che differenza fa?), ai demagogismi populisti da trasmissioni del dopocena di retequattro con rievocazioni del g8 e quel non so che di a.c.a.b. di riporto; lo innesta nel più improbabile dei buddy-movie mantecato con snatch (con un petrazzi serio e convincente in un film che non lo è mai neanche per sbaglio a creare ulteriore spiazzamento logico e percettivo, capo-campo rom chiamato genialmente slav - e abbiam detto tutto), a sua volta virato in un neo-crack dove ritroviamo un improbabilissimo base fuhrer (si chiama davvero così anche qui) wuber dreher boxer 2.0 che nel suo poco minutaggio di partecipazione chiamiamola straordinaria prova a reincarnare in un unico colpo il de niro di cape fear snocciolando citazioni blbliche anche in un latino che più che incutere timori ricorda una scena di top secret (chi l’ha visto capirà) e quello di toro scatenato che saccagna ralenty con un paio di espressioni facciali che - giuro - ricordano freak antoni - nsomma dai, due scorsese al prezzo di uno, cosa pretendere di più.

ripescati dal fondo e diversamente ridisposti nella scacchiera metasegnica, anche un molinari sprecatissimo nello spicciolo ruolo di cinico cronista del cosmopolitismo andato a puttane - che cinismo a parte è davvero stato per la romana radio radio - e soprattutto un indescrivibile bucci che fa del trash una trionfalmente vinta champions league, il monolite di 2001 capace di portarci in due mosse in zona le buttane. il tutto in un bianco e nero che più bianco e più nero e più grigio non si può della serie “tanto basti ad autopromuovermi Autore” e musicato dall’hip hop di er piotta assieme a pino donaggio,

davvero non si sa cosa dirne, cosa pensarne, perché è stato concepito, quale dovrebbe essere il suo target (mario giordano e accoliti forse), cosa avessero in testa fragasso e la drudi, se impiccarsi ridendo, se piangere, se incazzarsi, se restarne profondamente imbarazzati, se intenerirsene e volergli un gran bene, se affidarsi al grande boh o al grande bah o nel dubbio a entrambi. bisogna davvero farselo passare davanti per rendersi conto di quanto sia difficile farsene un’idea e rispondere alla fatidica domanda “ma perché?”.

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