Terrifier 3 (Damien Leone, 2024)

beh che dire? come già fece six annunciando un human centipede 3 che avrebbe fatto sembrare la melevisione il secondo (che si rivelò invece nettamente inferiore quanto a graficità e più adeso al burlesque), anche leone promise all’indomani del secondo capitolo che con questo terzo si sarebbe superato. e come per six non è ovviamente vero. ma a differenza di six (che forse in cattiveria si è superato con the onania club, ahimè destinato a restare un cold case e missing movie) è vero che non butta tutto in furlana burletta e caciara e che ce la mette tutta per non sfigurare rispetto al precedente - e quando si sbizzarrisce si rimette in pari che è una bellezza.

intendiamoci il secondo rimane epico e inarrivabile, un rave party di graficità e visionarietà esasperate che rende impossibile ripensare lo slasher o fare ulteriori passi avanti. però anche in questa terza mandata leone riconferma se stesso e sta allo splatter come ann chong alle gang bang estreme. la differenza è che qui, forse avendo subodorato l’affarone, concede più tregua e respiro narrativo allo spettatore, facendo un passo laterale per concentrarsi maggiormente sulla storytelling (per la cui messa a fuoco ottimale è giocoforza aver visto i precedenti due, ma anche quelli pre-terrifier) e annesse parentesi preparatorie più rilassate, e sulla tensione e l’atmosfera che già caratterizzavano il primo capitolo.

art è sempre, nomen omen, performer estremo che si esibisce sul palco della quotidianità come un resuscitato lindsay kemp del Male invulnerabile (e quanto è sempre più superbravissimo thornton nell’incarnarlo, renderlo iconico e sfumarlo mimicamente?!) e come avevo intuito quando venne annunciato, l’averlo immerso nel clima natalizio va

il che significa anche, alla faccia di sbirulino e molte spanne oltre IT, prendersela di malo modo coi pargoli (ma chi si è scandalizzato in tal senso non ha evidentemente conosciuto gli eccessi di the untold story o sripski film, qua neanche appena sfiorati se non vagamente nel bellissimo intro)

insomma ormai possiamo dirlo: per la storia dello splatter estremo e benché sovrannaturalizzato haddonfieldese, art the clown è bibbia e leone è forse oggi l’unico regista che non conosce censori interiori. sarebbe molto interessante verificare, prima che possa precipitare nella morte della serialità (il film ovviamente apre al quarto capitolo) cosa combinerebbe, col suo genio dell’indiscriminata devastazione corporea (che capolavoro di brutalità e di eccesso è la scena alle docce?) con uno script diverso, dalle parti magari del body horror, dello street crime o del rape and revenge.

mi sembrano onestamente esagerati getti di vomito e svenimenti in sala o abbandoni di essa (per la fanbase anzi è una bloodfeast auspicbile, specie considerato che non c’è un solo effetto speciale non prostetico né un solo millilitro di plasma in CGI) anche se posso capire che è un film che non la rende facile ai non avvezzi che credono di vedersela con qualcosa di appena poco oltre l’ordinario. però non si è nemmeno così lontani dalla superviolenza cui ci hanno abituato le serie tv.

non mi torna invece il divieto ai soli 14 che avrebbe da noi. per me sforbiciate ci covano.

infine, una pepperlizia la canzoncina natalizia finale sul terrifier!

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