lo scrivo senza cattiveria, spero di non passare per musone, Fargeat scrive come una bambina di cinque anni. però è simpatica, via!
tra Society e La Morte Ti Fa Bella, un quattro risate te le strappa e il finale over the top da cinema body melt merita un plauso per il make up - fra l’altro grande lavoro anche sul corpo nuovo di zecca di Margaret Qualley che nelle scene di nudo ricorre a protesi per apparire più voluttuosa
certo, se questo è il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes tanto valeva premiare un Leslie Nielsen che scoreggia
plauso anche per Dennis Quaid (fresco fresco di endorsement Trumpiano!) completamente deforme, felice di esserlo senza bisogno di trucchi
era già chiarissimo nell’esordio. quel che fa inviperire è che registicamente ha una gran mano. mi sembra di capire che nonostante i 7 anni passati i passi avanti fatti corrispondano a zero e di avere l’umiltà di lasciare ad altri la sceneggiatura non se ne parla.
certo indubbiamente. con i due rimandi ai film citati voglio anche dire che si tratta però di un soggetto e contesto oramai spremuto come un limone (eterna giovinezza, babilonia dello showbiz etc…), tentare la lente deformante e buttarla in caciara con estro e ghiribizzi vari alla fine sembra la strada più facile ma forse è l’unica da percorrere, cosa che non si può dire Fargeat non faccia con grande gusto
Ragazzi, ho capito tutto. Un film assolutamente imperdibile. Se uno vuole godersi in sala una trashata ridicola. Ma se uno vuole bel cinema, vada da un’altra parte. Ho capito pure questo…
Che dire di positivo? Qualche sorriso lo strappa (anche se si prende troppo sul serio), gli effetti sono decenti (niente di nuovo però), c’è una scena a metà film che funziona alla grande e riassume quello che il film vorrebbe dire, il frullato di millemila classici splatter 80-90 è abbastanza ben amalgamato senza troppo citazionismo e c’è più insistenza sui culi di un film di Tinto Brass.
Per il resto: dura un’eternità senza dire granché, non c’è praticamente niente di nuovo, è sottile quanto una sceneggiatura di Celentano (c’è pure un momento che pare Yuppi Du), la regia ha quella sboronaggine tecnica che personalmente mi infastidisce, Demi Moore quando deve recitare è pessima (solo una scena grazie al cielo), dovrebbe essere moderno ma l’universo in cui è ambientato è ridicolmente antico, e mi fermo qui.
È simpatico, ma è l’ennesimo film “indipendente” pompato da critica e social media che alla fine è solo fuffa. L’unica cosa che funziona davvero di queste produzioni è il marketing, ma fino a che punto? Mi sarebbe stato più simpatico senza aver letto per mesi quanto fosse un capolavoro mai visto prima. Va visto, ma in pantofole.
io ero comunque curioso da un pezzo di verificare se la fargeat si fosse data una regolata e la risposta è si ma anche no. devo dire che trovo ingrati i riferimenti a nielsen perché quest’ultimo se non altro mi strappa qualche risata, qui siamo al né caldo né freddo.
non paga di aver staminalizzato zarchi con steroidi torture porn, prova a urlare quella che vorrebbe insolentemente essere l’ultima parola su tutto il bodyhorror fin qui ricombinato. il settennio tra le le due prove non ha recato molto consiglio: se sul fronte estetico, visuocompositivo, scenofotografico, in una sola parola registico giganteggia, la scrittura non scatta avanti di mezzo millimetro. siamo all’arrogante “ve lo do io cronemberg!”, in un’eva contro eva vissuto dal di dentro, ma senza mai un fremito di vera tragedia né una schiccher dell’altra sua faccia cioè la commedia e un finale che comprime parossisticamente se stessa elephant man la cosa pressoché tutto henenlotter scoreggiando in faccia a muro raimi e jackson, ma sapete cosa? in barba al titolo il vero trionfo è della sola forma. refn la adorerà. io non sono refn, ammiro la facitura farcitura estetica, ma vorrei addentare anche della ciccia che non sia rimasticata. sarà vero che la terza volta vale per tutte?
Premetto che sono d’accordo con te.
Abbiamo fatto tanti nomi… da Yuzna a Henenlotter, a Street Trash, Troma, Peter Jackson e chi più ne ha più ne metta. fa un po’ cascare le palline come ben dici, grande centrifugato ma alla fine non c’è “sostanza” (lol)
è un film per nerd e come tale va preso, Fargeat fa quello che può fare e non ci vedo nemmeno la malizia o la supponenza che magari, a ragione, ci vedi tu.
Per esempio, gente che leggo anche con piacere, tipo Ehrlich di Indiewire dice “watching the last 30 minutes of this movie with a packed audience is truly one of life’s greatest pleasures”
ecco penso ne colga bene lo spirito puerile e sempliciotto. in altre parole, innocuo.
Piuttosto, riallacciandomi un po’ a quello che diceva @Kakyoin
sono proprio le testate e le piattaforme del tipo Metacritic, Rotten Tomatoes e Letterboxd (e i social media) che fanno corrodere il fegato.
non è più (solo) un discorso di masochismo individuale. uno dice basta che non le leggi certe cose e hai finito di soffrire.
purtroppo si tratta di una democratizzazione della critica cinematografica verso il basso che in modo allarmante (e non solo per i blockbuster) decide le sorti di un film
trovo paradossale che un film come questo vinca a Cannes per la sceneggiatura (da qui la mia boutade su Nielsen che a confronto avrebbe
meritato il Lifetime Achievement Award) con titoli offensivi da pennivendoli come “il film che David Cronenberg non ha mai osato fare”
scrivere questo significa non avere capito un emerito cazzo di Cronenberg, spero conveniate. e sono proprio questi stessi pezzenti che decretano il ritardo distributivo di un film come The Shrouds (e mi perdonerete l’azzardo di parlare di un film senza averlo ancora visto, ma da talebano del canadese quale sono ne ho letto quotidianamente talmente tanto che è come se lo avessi già visto), affossandolo con commenti che vanno dal vile al demenziale ma che hanno purtroppo grossa eco. Perchè bisogna prendere atto, nel 2024, anche di infami dinamiche e fattori esterni quali il “film twitter” o gli screenshot su TikTok, roba che agenzie di marketing ora studiano come metodi principali per decretare la gloria o la vergogna di un film, almeno nel più grande mercato distributivo degli Stati Uniti d’America
Fra l’altro, insisto visto che lo citi anche tu, il nostro caro 81enne da grande signore, interpellato sulle nuove leve tipo Fargeat (che dice che Il
Pasto Nudo è il suo film preferito!) si dice lusingato dall’essere nominato sebbene a sproposito come influenza principale.
ma che davvero Cronenberg è pustule che scoppiano e faccie che se sciolgono? ma per cortesia
magari, dal suo punto di vista molto pragmatico, nell’ottica di qualche cambiale che arriva può fare piacere però è roba che fa ridere i polli
e avvallando tutto devo ribadirlo con stizza: peccato, perché registicamente la fargeat non è l’ultima babbea arrivata. dovrebbe forse smetterla con l’insolente pretesa di prendere un genere o un sotto-genere e voler essere definitiva rispetto a esso, facendo qualcosa di maggiormente simile a un’irremovibile pietra tombale che a un film, magari servendosi di 50 altri nomi-titoli di corredo per farlo e facendolo con la sindrome della prima della classe, usando le citazioni per far vedere che comunque lei si spinge spannometricamente oltre. che per carità andrebbe anche bene, se solo la cosa non le riuscisse solo su un piano epidermico. vedansi appunto le tue conclusioni su cosa è soprattutto cosa NON è l’agere subparaneopostcarnale di cronenberg.
Appena finito di vedere. Parto dal presupposto che il 6+ mi pare davvero troppo poco tra nudi integrali frontali (con sospetto di controfigure a cui hanno attaccato la faccia digitalmente anche se la Moore giura che il nudo è tutto suo) scene sotto la doccia che manco in LA LICEALE e notevoli picchi horror. L’ho preso per quello che è: un onesto film d’intrattenimento (sebbene sui generis a partire dal fatto che si parla molto poco). Comunque troppo lungo.
A me pare tutto il contrario. È la versione McDonald’s degli autori da te citati, dove ogni metafora è urlata ripetutamente perché se no i ragazzini non la colgono. Un nerd ha già visto tutto fatto meglio.
Per quanto riguarda i social media/la critica: sappiamo tutti come anni fa sia stato smascherato almeno un caso di manipolazione dei commenti. Ovviamente non sarà il caso di questo film, ma tanto ogni singolo horror in uscita sui social è descritto un capolavoro mai visto prima.
Perché Lizzie nonostante sia una diva ed abiti in un lussuosissimo appartamento (ma con cucina piccola e bagno inquietante) indossa sempre lo stesso cappotto giallo?
Ma davvero i produttori televisivi a Los Angeles sono tutti così rivoltanti?
Il vicino di casa impiccione che senso ha visto che non entra mai nel vivo della storia?
Stesso discorso per il vecchio compagno di scuola di Lizzie.
Come è possibile che Sue si trasformi da bambolina a reginetta del fai-da-te (e l’enorme ritratto di Lizzie in salotto non può essere staccato dal muro da una sola persona)?
Che ci fa una bambina (l’unica presente a quanto pare) in uno studio televisivo in cui tutte le ballerine sono a seno nudo tipo Crazy Horse?
Ma soprattutto, che senso ha dare vita a un altra creatura che non è te stessa più giovane, ma proprio un’altra persona rimanendo morta per una settimana per poi, una volta ‘risvegliatasi’, rimanere in casa tutta la settimana successiva? Non era meglio farsi un altro lifting e via?
La Fargeat, a varie tue domande, risponderebbe con un sobrio “Je ne sais pas…”. Con altre, specie quella relativa ai produttori, sarebbe in grave imbarazzo…
Non conoscevo la regista. Dal film mi aspettavo, per quanto possa essere assurdo l’assunto, una maggiore linearità. Pare che oggi parlano di moda questi registi tipo lei o Lanthimos eletti a geni assoluti quando in realtà sono soltanto dei buoni tecnici ma che in realtà propugnano fuffa.
Faccio, comunque, i miei complimenti a chi ha curato la scenografia e soprattutto a chi ha curato gli effetti speciali veramente notevoli.
Lanthimos, greco. La Fargeat e quell’altra miracolata a Cannes della Ducournau, francesi. L’Europa cinematografica dell’ultimo decennio non fa esattamente bella figura, con gente simile. Un gruppetto di cazzari presuntuosi. E sicuramente ne dimentichiamo altri…
centro: difatti rende digeribili e pop-piacioni anche gli autori che scimmiotta e non lo sono (o che ai tempi per spirito estetico non rientravano nella logica del commestibile o lo erano loro malgrado, vedasi chessò braindead). segno questo, che la signorina è molto furba o viceversa molto ingenua e ha mal metabolizzato gli autori che ama
tutto molto vero ma è tuttavia preoccupante che abbia vinto cannes per la miglior sceneggiatura. rendiamoci bene conto. non la miglior regia, scenografia e fotografia che effettivamente tanto di cappelliera, ma per la sua cosa più debole floscia quasi nulla: la sceneggiatura. che era la sua flop-zone anche nell’esordio. a quel punto tanto valeva che un decennio fa srpski film facesse incetta di premi.
effettivamente un confronto più approfondito con la lizzie immostruositasi non avrebbe guastato ma a quel punto zompava di almeno 20’ la running time e come abbiam visto tutti la labor limae non è il punto forte dell’opera.
questo invece è funzionale. quando lizzie lo richiama e gli dà buca rendendosi conto che non accetta più il proprio invecchiamento e il suo qui e ora e non può competere con la sua se stessa prima. risponde al luogo comune che per gli uomini la vecchiaia è un di più che conferisce forza attraente e per le donne è scaturigine di grosse crisi. a livello di profondità psicologica e contenutistica la fargeat si ferma qui.
bene. recuperati l’esordio che ci facciamo quattro matte risate. ti verrà un ictus e mezzo da quanto fa incazzare.
distanzierei comunque la fargeat sia da lanthimos che dalla ducournau, siamo davvero su campi gravitazionali molto diversi.
E vabè, la critica ormai quella è. Poco tempo fa il miglior film a Cannes fu quella robetta di Triangle of Sadness, e persino Joker ha vinto il primo premio a Venezia. Mi sorprendo di più quando le opere premiate/lodate sui social sono effettivamente buone che il contrario, ormai.
Tra l’altro, anch’io ho trovato l’esile sottotrama con l’ex compagno di classe l’unica cosa vagamente interessante del film.
Il paragone con Lathimos comunque anche no. Non è uno dei più grandi di sempre, ma non c’è paragone.
A rischio di andare fuori argomento, cosa che a me riesce molto facile, quello che volevo dire è che adesso ci sono questi registi che propongono un cinema molto, come dire, fantasioso ma che a stringere è solo esercizio di stile. Almeno questa è la mia impressione.
Non sei l’unico, Rod. Forte odore di presunzione europea, nell’aria. Un TANFO, addirittura. E quando un cinefilo arriva a un certo punto dell’esistenza, rimane lontano volentieri. Gli è sufficiente annusare l’ambiente, proprio…