personalmente non c’è proprio stato flano, locandina, manifesto murale o speciale che non mi abbia fatto volare in cima all’himalaya con la testa (a dire il vero qualsiasi copertina o logo aveva questo potere su di me, che si trattasse di gialli mondadori, diabolik, terror e oltretomba, braccio di ferro, pubblicità progresso, segnaletica stradale, loghi dei partiti etc).
ho passato tutta l’infanzia e la preadolescenza a collezionarli e a rimirarli per ore, fantasticandone tra gli effluvi di varie colle i possibili contenuti, specie sgomitato e gasato dalle esagitate frasi di lancio, dai divieti in grassetto (con gli avverbi severamente e tassativamente a fare da sperone: in tal senso non violentate jennifer mi fece franare la diga dell’immaginazione), dai disclaimer più pazzeschi (morti e sepolti e paura nella città dei morti viventi vivamente sconsigliati ai cardiopatici, incubo sulla città contaminata sconsigliato alle persone facilmente impressionabili - per tacere dei menù di bizzarrie e atrocità con cui venivano resi appetibili i mondo, che garantivano di volta in volta il maccosa). impossibile dissociarli dai trailer, trasmessi in ogni dove a ogni orario, che oltre ad amplificare le proprie personali fantacazzole, concimavano il terreno delle ossessioni e scatenavano a centomila che quel che oggi chiamano hype.
tra le immagini che ebbero maggiore impatto su di me, ricordo quelle dei cineracconti di tv sorrisi&canzoni (col mitico finale stampato a testa in giù per evitare spoiler) poltergeist e tenebre su tutti, e alcuni speciali su il monello (fog e il tunnel dell’orrore).
a le facce della morte n.2, che pure non conteneva immagini (il flano che ritagliai dal corriere della sera era una macchia di sangue al cui interno c’era la lista dei tra-l’altro-vedrete), va senz’altro il premio per il disclaimer che più mi fece sognare in grande e a lungo: “la produzione e la direzione del locale declinano qualsiasi responsabilità per eventuali malori causati dalla visione del film” - e col senno di poi, effettivamente ci poteva stare.
altro valore aggiunto delle locandine, i loghi delle case di distribuzione, che mi facevano davvero perdere il senno e ancora oggi sbrodolo se vedo quelli d’antan (come la cidif e la film 2)
in un’ideale top five di quelli che mi hanno maggiormente ipnotizzato, ci metterei i seguenti:
la locandina che invece trovavo più enigmatica di tutte, e che più mi ha fatto interrogare sulla trama, è stata questa (che il b/n rendeva ancora più imperscrutabile):